Il lavoro del futuro: lo sguardo di AstroSamantha incontra quello dei ragazzi delle scuole trentine

Dalla fantascienza alle nuove tecnologie, il futuro da sempre va di pari passo con le missioni spaziali. Cosa si aspetta per il suo futuro chi in quel futuro ci lavora, come Samantha Cristoforetti? La sua risposta, al Festival dell’Economia di Trento, ha negli occhi la Luna: “Lasceremo l’orbita bassa, per ritornare alle missioni lunari. Questa è la direzione che hanno preso sia Nasa che Esa, col supporto di enti privati. In particolare l’Italia farà la padrona nell’occuparsi dello sviluppo dei moduli abitativi, una volta raggiunto il satellite”. E per chi resterà sulla Terra? A immaginare le professioni di domani ci pensano 70 studenti delle superiori del territorio che, in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione, presentano diversi casi studio, in un quadro generale che spazia dal supporto delle macchine in ambiti come l’agricoltura, al permanere di professioni creative in mano all’umanità.

“Negli ultimi 20 anni è diventato normale pensare che lassù, in orbita bassa, a circa 400km dalla Terra, ci sia la stazione spaziale internazionale. Il futuro però sarà diverso, non la avremo più”. Così si apre l’intervento di Samantha Cristoforetti al Festival dell’Economia di Trento. Un intervento che ridisegna e reimmagina la sua professione di astronauta, dando il “la” per parlare del futuro del lavoro in generale.

“Siamo in un momento di transizione – chiarisce – in cui Nasa e Esa puntano a nuove missioni lunari, col supporto di enti privati che lanceranno le proprie infrastrutture. In particolare il programma Artemis si comporrà di diversi elementi: un razzo che porti gli astronauti in orbita; un’astronave in cui vivranno; e una volta in orbita lunare un lander, Starship, che sarà appunto questa architettura realizzata da ente privato, rivoluzionaria per dimensioni, complessità e riutilizzabilità”. Un futuro tra le stelle che, come quello terreno, “avrà bisogno di voi ragazzi”, conclude AstroSamanta rivolgendosi direttamente al pubblico di giovanissimi in sala e lasciando loro la palla per presentare e immaginare il lavoro e il mondo dei prossimi 30 anni.

Un progetto organizzato dalla Federazione Trentina della Cooperazione, che coinvolge una settantina di studenti e studentesse delle scuole superiori di secondo grado del territorio, chiamate a interrogarsi su tecnologie e scenari futuri. In particolare, gli studenti di terza e quarta dell’Istituto Tecnico Tecnologico “Marconi” di Rovereto immaginano la giornata tipo di una persona nel 2050, in un mondo in cui la tecnologia andrà a supporto dell’umanità in vari ambiti e settori, dallo stampare in 3d la colazione, al miglioramento dei settori dei trasporti e della sanità. Ai ragazzi di terza e quarta dell’Istituto “Marie Curie” di Pergine Valsugana, indirizzo Liceo economico e sociale, invece, spetta riportare i risultati di un questionario a proposito della del futuro da parte degli adulti e dei giovani, in un confronto in cui gli adulti sono convinti che il domani dei giovani sarà peggiore, e i giovani si dicono pronti ad affrontare le sfide. Ancora, la quarta AA, indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing dell’Istituto tecnico economico “Tambosi” di Trento presenta i lavori che in futuro spariranno e i nuovi lavori che emergeranno, notando come, anche di fronte agli scenari peggiori, la creatività sarà ciò che salverà l’umanità e le sue espressioni professionali; la quarta Liceo delle scienze umane del “Rosmini” di Trento parla dell’etica del lavoro al tempo dell’intelligenza artificiale; e la quarta Liceo delle scienze umane del “Rosmini” di Trento affronta il tema dell’agricoltura 4.0., rimarcando la “salvezza”, per il lavoro di domani, nello sviluppo di competenze ibride.

"Immaginare il proprio futuro - chiosa il presidente della Federazione Roberto Simoni - è un esercizio importantissimo per i ragazzi. In questo modo possono riflettere sulle opportunità e sulle sfide che verranno, ma anche sulle nuove competenze che sarà necessario sviluppare”.

Fonte: Ufficio Stampa PAT

Autore: Redazione
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